12 Ottobre 2015
Nei giorni appena trascorsi, grazie all'invito di Cucina Mancina, ho avuto la fortuna di partecipare al Salone dello Sviluppo Locale organizzato dal GAL Serre Salentine, il Gruppo di Azione Locale dei comuni di Alezio, Alliste, Casarano, Collepasso, Galatone, Gallipoli, Matino, Melissano, Neviano, Parabita, Racale, Sannicola, Taviano e Tuglie, che si prefigge di promuovere questo territorio ricco di attrazioni culturali, storiche e tradizionali, bellezze naturalistiche, abitato da persone cordiali ed operose pioniere dell'ospitalità rurale e che, proprio in questa vetrina, ha voluto mostrare tutto ciò che è stato realizzato con progetti e practices e i risultati conseguiti da "un Sud che funziona". Un'utenza selezionata di giornalisti, blogger (come me) e operatori economici ha visitato il territorio con Educational tour attraverso arte, gastronomia e ruralità, tra manufatti e sapori d'altri tempi, tra natura, terra, mare e antichi mestieri e ha assistito ai "Dialoghi del Salone" in cui docenti e ricercatori, manager dell'innovazione, imprenditori, giornalisti, scrittori, antropologi e responsabili di progetti integrati hanno discusso di cibo, di genius loci, di agricoltura sociale, di turismo accessibile, di riuso del territorio rurale, di cambiamento e di strategia di sviluppo in un confronto continuo di esperienze e testimonianze dirette. Non starò qui a farvi un resoconto dettagliato di tutti i posti che ho visitato e di tutto quello ho ascoltato, ma vi racconterò di quello che mi ha emozionato e che mi ha aperto un mondo fin qui sconosciuto, ma immensamente affascinante. Grazie agli Educational tour ho potuto visitare una parte della mia regione ricca di storia, tradizioni e paesaggi incantevoli. Sotto la guida attenta di Rosaria e Lia di Mediamorfosi abbiamo visitato Neviano con la sua chiesa dedicata alla Madonna delle Nevi e l'Abbazia di San Nicola di Macugno dove in un antico casale, tra muretti a secco e "furnieddhi", tra grotte e silos sotterranei per la raccolta del grano, ha preso vita l' Ecomuseo del paesaggio delle serre di Neviano, dove sono stati raccolti oggetti e testimonianze della vita e dei mestieri dei secoli scorsi che sono arrivati fino a noi: dai corredi di biancheria a quelli per la tavola, dagli arnesi delle vecchie cucine alle macchine da cucire ed un antico telaio "lu tilaru 'ncassatu" della seconda metà dell'Ottocento il cui perfetto funzionamento ci è stato dimostrato da un'arzilla nonnina quasi novantenne. In diverse aziende agricole ci hanno spiegato come nasce l'olio extravergine d'oliva dalla raccolta delle olive alla molitura, spremitura e conservazione del nostro "oro verde", che abbiamo anche potuto assaggiare su pane e friselline. Siamo stati accompagnati alla riscoperta di mestieri antichi come la lavorazione della carta pesta e quella del ferro battuto ed è stato bello vedere come queste arti sono portate avanti orgogliosamente da persone giovani, custodi di tradizioni di famiglia, ma con uno sguardo attento al futuro. Nella città di Parabita, il cui territorio è stato abitato fin dai tempi della preistoria, scavi archeologici hanno portato al rinvenimento di due statuette di osso raffiguranti due donne incinte, note come Veneri di Parabita e di altri reperti riconducibili alla presenza dell'Uomo di Neanderthal. Abbiamo anche ascoltato incantati i racconti appassionati del professor Aldo D'Antico che ci ha guidato nel Museo del Vino "Muia" allestito in un vecchio stabilimento vinicolo del 1891 nel centro storico di Parabita, dove è stato ricostruito il ciclo tradizionale di produzione del vino usando macchinari, oggetti e strumenti d'epoca e dove si svolgono attività didattiche, attività culturali e degustazioni. A Matino invece abbiamo potuto constatare che edifici storici come il Palazzo Marchesale dei "Del Tufo", (dove si possono ammirare Le Scuderie, una con le volte interamente affrescate, con le nicchie con i nomi e i ganci per legare i cavalli e il ritratto di Sant'Eligio protettore dei cavalli), abbiano acquistato nuova vita ospitando il MacMa il Museo di Arte Contemporanea con mostre di artisti contemporanei del territorio e allestimenti di poesia verbo-visiva, in una perfetta commistione artistica tra poesia, pittura, fotografia e serigrafia. Altre realtà che meritano una visita sono il Museo Civico Archeologico nel Palazzo Tafuri di Alezio dove sono raccolte le testimonianze della civiltà Messapica, grazie alla scoperta di una necropoli; il Museo della Civiltà contadina di Tuglie, allestito nell'ala dei servizi del Palazzo Ducale con l'intento di recuperare la memoria della vita e della cultura contadina attraverso la raccolta di pezzi di antiquariato, oggetti della vita quotidiana (mi sono innamorata di una collezione di vecchie caffettiere e macinini da caffè) e attrezzi da lavoro, dove si può altresì gustare uno squisito menù della cucina contadina del Salento; il Museo Laboratorio dell'Emigrazione delle Serre Salentine che ha sede a Racale nel Palazzo Ippolito, nato per far conoscere il fenomeno dell'emigrazione pugliese nel mondo alle nuove generazioni attraverso la digitalizzazione delle testimonianze storiche fruibile online. Camminare nel borgo medievale di Felline è stato come fare un tuffo all'indietro nel tempo, con le pietre baciate da una luce che accendeva i colori. Un'esperienza straordinaria è stata la passeggiata tra gli ulivi millenari, che affondano le loro radici nella terra rossa e che accarezzati dal nostro sole hanno superato i secoli per mostrarsi nella loro unicità e che costituiscono un patrimonio che abbiamo il dovere di difendere e preservare negli anni a venire.
I Dialoghi del Salone
Un discorso a parte meritano i Dialoghi sui luoghi, sulla fertilità e sulla civiltà a cui ho assistito nei tre giorni in cui sono stata presente, una miniera di idee, progetti e stili di vita a cui ispirarsi. Il sociologo Luigi Spedicato ci ha parlato del genius loci, di come il cibo è legato al territorio e lo trasforma, aggrega la comunità in una serie di rituali, ci nutre e diventa uno strumento di controllo sul corpo, (si parla infatti di alicamenti, dalla fusione delle parole alimenti e medicamenti), rivela il nostro status e riflette il nostro sapere, ci procura godimento e diventa un'esperienza sociale condivisa, scandisce i rituali delle feste e conserva la memoria degli anni passati, dimostra l'evoluzione degli ambienti in cui viene preparato e consumato, assume una sua estetica che diventa l'estetica della vita quotidiana che ci ha portato fino al fenomeno del "foodporn".
Pete Kercher, ambasciatore del Design for All Europe, ci ha dimostrato come tutti siamo portatori di una "disabilità": da chi ha bisogno degli occhiali per leggere, a chi ha portato avanti una gravidanza o ha subìto una frattura fino a chi invecchiando ha maggiori difficoltà a muoversi autonomamente. In base a questo il futuro del turismo è l'accessibilità: il mondo va riprogettato in modo che il maggior numero di persone sia autosufficiente, bisogna rimuovere gli ostacoli e rendere accessibili gli spazi pubblici, i trasporti e il patrimonio culturale. L'accessibilità alle bellezze naturali ed artistiche genera crescita economica, è un valore aggiunto, aggrega persone e competenze, occorre quindi superare la pigrizia e l'arretratezza perché con la cultura si mangia! Agostino Riitano ha parlato di innovazione sociale, di una socialità come ascolto reciproco, di come ottenere il massimo con quello che si ha, di come due realtà problematiche messe insieme generano una soluzione che poi diventa un'opportunità. I ragazzi del rione Sanità di Napoli, dove l'abbandono scolastico e la disoccupazione sono molto alti e le catacombe di San Gennaro, quasi dimenticate: affidando a loro la gestione del sito, si è ottenuto il 297% di visite in più dopo il primo anno. La consigliera di parità della Regione Puglia Serena Molendini ha parlato della disoccupazione giovanile, chiarendo che i giovani non sono una categoria neutra, perché le donne hanno una maggior difficoltà d'accesso al mondo del lavoro, ma di contro si registra un aumento dell'imprenditoria giovanile under 34, grazie al ritorno all'agricoltura: non solo ci sono giovani che dopo aver studiato e lavorato al Nord o all'estero, tornano alla loro terra d'origine per rilevare un'azienda di famiglia, ma anche persone che si affacciano in questo universo per la prima volta, una prima generazione di agricoltori. A Sassari un proprietario di un allevamento di ovini decide di investire nella produzione di insaccati ovini secondo i principi halal e kosher non essendo né musulmano né ebreo; un'avvocata presso un importante studio legale di Genova torna per rilevare l'azienda agricola familiare e coltiva un antico tipo di grano, il grano saragolla che ha le stesse caratteristiche del kamut, ma costa molto meno. Antonio e Federica Pascali lasciano l'azienda di famiglia e ne fondano un'altra per la produzione di olio d'oliva di alta qualità alla quale affiancano un diverso racconto del territorio: in un vecchio cinema proiettano per i turisti che arrivano solo d'estate i filmati del raccolto delle olive e della successiva trasformazione in olio che avviene durante l'inverno e offrendo poi loro una cena con la degustazione dei prodotti, riuscendo così a trasmettere emozioni con un percorso del gusto che racconta il territorio. L'agricoltura può rinascere e diventare sociale: si torna nei campi per non sentirsi più soli, per abbattere l'individualismo, per creare una rete tra gli operatori, per ribellarsi ad un sistema che ci vuole solo consumatori, ma anzi fondare un rapporto di fiducia tra chi produce e chi compra. Patrizia Buccetti, prima vita nel marketing del lusso a Milano, ora in Salento è presidente della onlus "L'Italia si muove per i giovani" rivolta ai giovani tra i 14 e i 27 anni, per impedire che abbandonino la scuola e siano vittime della delinquenza o degli integralismi: bisogna spiegare ai ragazzi che questo è un momento in cui le idee vincono sui capitali, che se smettono di aver paura di rischiare e mettono amore, passione, impegno e conoscenza al servizio delle loro idee, la società premierà il loro capitale umano. Roberto Tognetti, architetto, ci ha parlato del modo in cui riusare il territorio, che è poi la filosofia alla base del SAC (sistemi ambientali e culturali), ovvero come ridar vita a spazi abbandonati, come riattivare spazi vuoti dando vita a startup sociali e culturali: bisogna dare priorità al contenuto rispetto al contenitore; ribaltare la teoria del valore: gli spazi abbandonati sono una risorsa e non un problema; socializzare il progetto è fare in modo che diventi un processo che genera conoscenza in tempi brevi; rendere la cittadinanza attiva e partecipe con politiche aperte e non impersonali; applicare il principio del più usi, meno spendi; avere la bellezza come unico oner di urbanizzazione; realizzare una semplificazione vera, con poche regole e principi chiari perché quando la qualità di vita di un territorio è percebile non c'è più bisogno di attrarre [i musei e le biblioteche visitati in questi giorni sono frutto di questo sistema]. Pino Africano, giornalista e scrittore, con la sua simpatia travolgente ci ha spiegato come è possibile curare tantissimi disturbi e malattie con un cibo sano e prodotto in modo naturale, senza tutte le alterazioni industriali, che a volte sono proprio causa dei disturbi stessi. La stessa filosofia che porta avanti Antonio Musci di Slow Food e Lucio Cavazzoni di Alce Nero: è necessario smitizzare il senso di potere di chi cerca di sottrarre al cibo la relazione con l'ambiente e il territorio, le coltivazioni biologiche sono l'unico modo che ha l'agricoltura di modificare il suo campo, come dice Vandana Shiva viviamo nell'epoca della sottrazione e dell'estrazione, siamo schiavi di una cultura dell'ospedalizzazione perché le multinazionali vogliono farci credere che il cibo deve costare poco abbassandone la qualità, invece bisogna diversificare le culture per il ripristino dell'equilibrio alimentare e per l'equità del sistema alimentare, la biodiversità è l'unico futuro possibile. Lorenza Dadduzio, "mamma"di Cucina Mancina insieme a Flavia Giordano, ci ha raccontato della sua creatura, dell'idea vincente di trasformare le diversità alimentari legate a scelte di vita, ad allergie o ad intolleranze, in un momento di incontro, aggregando sul portale di Cucina Mancina le ricette di chef, blogger e semplici curiosi alimentari, i consigli e la mappa di locali in cui si servono cibi fruibili pensati per i "mancini", oltre agli eventi in cui si passa dal virtuale al reale incontrandosi per cucinare mancino!
RINGRAZIAMENTI
Ci sono tante cose che vorrei aggiungere di questa esperienza che mi ha arricchito professionalmente ed umanamente, sono stata travolta dall'entusiasmo di chi ha condiviso le proprie conoscenze e i propri percorsi per metterli al servizio del territorio e della comunità, spero che i semi di sparsi germoglino in nuove imprese che rendano questo nostro mondo migliore!
Abbraccio Lorenza Dadduzio di http://cucinamancina.com che mi riempie sempre di affetto e sorrisi; ringrazio Lucia Deta di http://proago.it per la sua gentilezza e disponibilità; Lia Bencivenga e Rosaria Angelè di http://mediamorfosi.net per l'immensa pazienza con noi osservatori, spesso indisciplinati come liceali in gita! Un caloroso saluto va alla mitica ed instancabile Mapy De Nardis di http://mapylesuericette.it/ dei cui consigli farò tesoro; a Rosalia e Michele di http://cittameridiane.it/ e alla nostra mascotte Arturo, un cagnolone buonissimo che ci ha seguito ovunque; a Daniela Neglia di http://blog.alicetv/saporidicasa/ una mamma blogger come me;a Alessandra Ferramosca di http://facebook.com/mycoolkitchen che ci ha deliziati con la degustazione di buffet originali e gustosissimi; a Pino Africano di http://lasalutemelamangio.eu e a suo figlio Vito, un ragazzo speciale che con i sui #iotiamoate e #mivuoisposare ci ha riempito di amore; a Daniela Sabato di http://spizzicainsalento.com/ che ha fatto gli onori di casa; Teresella Consonni di http://publicrelationsteco.com milanese con l'anima pugliese; Vincenzo Rotino autore della guida Il Salento del Gusto, un viaggio nei sapori salentini che voglio assolutamente fare; Adriano Baffelli presidente della Fondazione Franciacorta con cui si finisce sempre a "tarallucci e vino"; il gruppo di http://ifood.it Aurélie, Francesca e Marta; Eleonora e Serena Corvasce le due dolcissime sisters del http://ilcantucciodiromeo.it/ e Luciana Rutigliano anima nomade de http://lecopunk.it
Annalisa De Benedictis