Mangiamo bene ogni giorno! Ricette facili e gustose per cucinare a casa!
Il progetto #WeShowPuglia ideato da Ezio Totorizzo, [http://www.spezio.it ] Manuela Vitulli [https://www.pensierinviaggio.it/?m=1 ] e Roberta Longo [ http://www.infoturismiamoci.com] in collaborazione con Puglia Promozione, in occasione della Ventiduesima edizione del Festival Castel dei Mondi, fa tappa nella città di Andria: famosa per i suoi tre campanili, per l’olio extravergine d’oliva, la burrata e i confetti, è il centro antico più grande dell’intera Italia meridionale, indissolubilmente legata a Federico II di Svevia da Castel del Monte, patrimonio dell’Umanità Unesco. Fu Pietro I il Normanno, Conte di Trani, nel 1046 ad elevare Andria da locus, piccolo villaggio, a civitas, città fortificata cinta da mura e torri. Il nostro giro inizia da Piazza Vittorio Emanuele II, già Piazza Catuma cuore pulsante della vita cittadina e punto di ritrovo degli andriesi.
Primo luogo d’interesse artistico e religioso in cui ci rechiamo accompagnati dalla nostra guida Marilinda, è la Cattedrale di Santa Maria Assunta, principale luogo di culto cattolico di Andria, sede vescovile della diocesi, sorge su un’antica chiesa dedicata a San Pietro che ora costituisce la cripta, al cui interno sono venerate la Sacra Spina (appartenente secondo la tradizione alla corona di spine di Gesù e adorata per i suoi miracoli) e le spoglie di San Riccardo, Patrono della città. Sulla sua facciata laterale spiccano una lapide di marmo che ricorda l’evento della Disfida di Barletta, in ricordo del giuramento di Ettore Fieramosca e dei suoi condottieri e il simbolo della città fedele e benevola. Addossato all'esterno a destra della facciata, c'è poi il portale del distrutto complesso delle benedettine, che affiancava la cattedrale e alla parete sud una stele con statua di San Riccardo. Il campanile che affianca l'edificio sorge su una torre a base quadrata di epoca longobarda con strette finestre a sesto acuto e ampie bifore al primo piano, successivamente elevata dai Normanni fino ad arrivare al tornino ottagonale la cui cuspide culmina con un gallo verdastro simbolo di San Pietro.
Accanto alla Cattedrale sorge il Palazzo Ducale. Nel 1308 Beatrice d’Angiò, contessa di Andria, trasferì la sua residenza da Napoli ad Andria sposando il Duca Bertrando Del Balzo; fu Beatrice, venuta in Andria, a donare la Sacra Spina al Capitolo della Cattedrale il quale in segno di riconoscenza, consentì la costruzione di un tronetto con relativa tribuna che collegava il Palazzo Ducale alla Cattedrale, per consentire alla famiglia di assistere alle funzioni religiose. Il Palazzo fu successivamente ristrutturato dai proprietari che si sono succeduti e ampliato fino all’attuale dimensione planimetrica in stile tardo rinascimentale. Nell’Ottocento i Conti Spagnoletti-Zeuli lo modificarono, ristrutturarono, sopraelevarono e se lo divisero, dando alla struttura l’attuale configurazione; la parte del palazzo prospicente piazza La Corte fu venduta, mentre quella che si affaccia su piazza Vaglio e piazza Catuma è rimasta agli Spagnoletti che l’abitano tutt’oggi. La porzione del Palazzo Ducale che prospetta piazza La Corte è diventata di proprietà comunale e destinata a contenitore culturale.
Ci addentriamo poi nel quartiere Casalino-Vaglio tra i più antichi e caratteristici del grande centro storico, che conserva la struttura originaria fatta di vie, viuzze, vicoli, passaggi sotterranei e a cielo aperto: qui il 1° Vicolo San Bartolomeo – Casalino “ufficiosamente” risulta la via più piccola del mondo per la sua larghezza di circa 42 cm. Nella parte sottostante le abitazioni del centro antico, ci sono molti camminamenti sotterranei che spesso si collegano tra loro e frequentemente sulle loro pareti si rinvengono simboli sacri e profani, come le maschere apotropaiche. Nel centro antico di Andria ci sono luoghi che ricordano la presenza e il legame di Federico II di Svevia con la città: Porta di Sant’Andrea, la nascita del figlio Corrado IV di Svevia e le tombe delle sue mogli Isabella d’Inghilterra e Jolanda di Brienne nella cripta della Cattedrale.
La tappa più dolce del nostro #WeShowPuglia ad Andria è al Museo del Confetto dove siamo stati accolti calorosamente da Loredana e Manuela Mucci, quarta generazione che si dedica all’azienda di famiglia, eccellenza italiana dal 1894 quando il loro trisavolo Nicola inizia a realizzare i suoi prodotti e intorno al 1920 crea il primo confetto con la mandorla all’interno che subirà diverse trasformazioni fino ad ottenere la ricetta definitiva dei famosi Tenerelli Mucci. Nonostante l’evoluzione dei macchinari, la preparazione di determinate qualità di confetti che prevede cinque fasi (insottanamento, ingrossatura, confettatura, glassatura, coloratura) può durare anche due settimane. Inutile dire che abbiamo molto gradito gli assaggi delle numerose specialità tra cui il Donna Michelina con mandorla tostata di Toritto presidio slow food, cioccolato bianco e fondente, cacao amaro, cannella e chiodi di garofano, il confetto Regina Elizabeth con mandorla d’Avola confettata e avvolta in una lamina di argento puro, le caramelle con l’essenza di violetta e l’ultima creazione il confetto con oliva cellina, cioccolato e rum.
Nell’ambito del Festival Castel dei Mondi abbiamo assistito alle performance di due tra i grandi artisti presenti in questa ventiduesima edizione, il francese Olivier Grossetete, visual artist francese e Fernando Rubio, drammaturgo e artista visivo argentino.
1300 scatole, più di 1 tonnellata di cartone per la costruzione in piazza Catuma di Castel del Monte. Questo è il progetto dell'artista francese Olivier Grossetete che da quasi vent’anni si occupa di realizzare strutture monumentali in cartone in giro per il mondo: la sua è una riflessione sull’immagine dell’architettura, sull’immagine del potere e dei suoi edifici. Le sue costruzioni sono fatte dal pubblico, c’è dentro la gioia di costruire qualcosa insieme, qualcosa di effimero, perché poi la struttura andrà distrutta e non durerà nel tempo, ma che comunque ha il suo impatto visivo e nello spazio proprio come un edificio reale. Nei giorni scorsi gli studenti della scuola "Lotti-Umberto I" e gli ospiti della comunità "Migrantes" hanno lavorato insieme per la preparazione delle scatole di cartone che sono state assemblate dall’artista Olivier Grossetete e dai suoi collaboratori insieme a studenti, bambini e adulti in piazza Catuma: è stato emozionante veder lavorare tutti insieme per sollevare la struttura in cartone alta 16 metri che verrà demolita dopo aver fatto da sfondo ad eventi teatrali.
Stabilire legami inconsueti e profondi tra attori e spettatori è la cifra caratteristica del lavoro di Fernando Rubio, drammaturgo e artista visivo argentino. Nei suoi progetti crea spazi e storie che ci spingono a guardarci con occhi diversi, prendendo elementi e oggetti quotidiani e trasportandoli in un contesto nuovo, diverso da quello reale. Todo lo que está a mi lado è una performance presentata in tutto il mondo, realizzata con attrici dei diversi paesi in cui si svolge. Dal 2012 ad oggi, è stata rappresentata in 3 continenti e in più di 30 città. In spazi urbani sempre diversi vengono disposti dei letti, ognuno dei quali accoglie un’attrice e uno spettatore. Il lavoro è nato dopo un sogno, che ha riportato alla memoria una storia perduta d’infanzia. Un incontro tra due sconosciuti in un luogo intimo, il letto, ma anche reale, perché immerso in uno spazio animato da suoni, luci, persone. Ci si siede sul letto, ci si toglie le scarpe e ci si sdraia accanto all’attrice: il primo impatto visivo è molto forte per la vicinanza. Poi l’attrice incomincia il suo racconto: un momento dell’infanzia in cui ci si trova da soli e si capisce che urlare non serve a niente; un momento in cui tutto intorno a noi crolla e non torna più ad essere come prima; un momento in cui si respira la gioia e si torna a vivere. Ho provato un’emozione molto forte ed intensa e mi sono commossa fino alle lacrime.
Ringrazio di cuore gli ideatori del progetto #WeShowPuglia per avermi coinvolto e avermi fatto scoprire altre meraviglie pugliesi a pochi chilometri da casa mia.